sexta-feira, 8 de junho de 2012

A falência do proibicionismo


MATTEO ANGIOLI

Il fallimento del proibizionismo ormai è un dato acquisito

31-05-2012
Bruxelles - Ho partecipato alla conferenza/incontro: “Modernizzare il controllo globale della droga – L'Europa può essere la guida?” organizzata dall'International Drug Policy Consortium (IDPC) e dalla Global Commission on drug policy (GC) a cui hanno partecipato come relatori Mike Trace presidente dell'IDPC, Michel Kazatchkine medico e dal 2007 direttore del Global Fund to fight AIDS, Malaria and Tubercolosis, Pavel Bem psichiatra, deputato al parlamento ceco e sindaco di Praga dal 2002 al 2010. Tutti e tre sono membri della GC. Ruth Dreifuss, ex primo ministro della Svizzera era assente. L'incontro avuto con noi esponenti della "società civile" ha seguito quello organizzato con alcuni eurodeputati nella mattinata. Disposti a ferro di cavallo, in tutto erano presenti 15 persone circa, in prevalenza da Belgio, Olanda, Danimarca, Francia e Portogallo. Il dibattito è durato circa due ore.
Trace ha introdotto il dibattito ricordando che l'IDPC raduna 89 organizzazioni da tutto il mondo col lo scopo di promuovere un dibattito sempre più informato in materia di politiche sulla droga. Benché il consorzio contenga voci ed opinioni diverse tra loro, l'impostazione di fondo favorisce un progressivo allontanamento dall'approccio giudiziario verso uno sanitario e di riduzione del danno.
I tre relatori son d’accordo sul fatto che al PE tiri un’aria nuova per quanto riguarda il dibattito sulla droga. Adesso i MEPs sembrano essere leggermenti più aperti al tema, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza. Questo è dovuto in parte alle prese di posizione forti e chiari da parte di diversi leaders dell’America Latina. Le politiche repressive sulla droga sono fallite dappertutto ed è anche per questo che l’ex presidente Cardoso in particolare sta mettendo molta energia in questa campagna, come dimostrato dal Rapporto pubblicato un anno fa.
Componente del Comitato nazionale di Radicali italiani.
A tal proposito, il 25 o 26 giugno la GC presenterà a Londra il secondo rapporto sulle politiche sulla droga e i principi chiave di questo nuovo documento saranno:
  • un’ulteriore serie di prove empiriche e scientifiche che dimostrano i benefici della riduzione del danno in favore degli individui e delle società;
  • conferma della necessità di un dibattito basato sull’evidenza scientifica;
  • estirpare dalla società la stigmatizzazione e criminalizzazione dei tossicodipendenti;
  • revisione da parte dei governi dei meccanismi di misurazione del funzionamento delle politiche sulla droga;
  • contrasto alla diffusione di AIDS è aiutato dai programmi di riduzione del danno.
Il problema è che in Europa non c’è il minimo segnale di una leadership capace e interessata a raccogliere il nuovo approccio sud-americano. Mentre servirebbero politiche di consensus-building, Bruxelles è divenuta ormai un luogo di negoziazioni del tutto inadeguato a seguire il dibattito che sta invece progredendo velocemente altrove.
L’ex sindaco Bem, ha sottolineato che le energie spese nella guerra alla droga non hanno bloccato minimamente la domanda e l’offerta di droga. Se si continua così, la risposta non sarà mai sufficientemente rapida, anche perché le azioni di eradicazione producono effetti perversi che peggiorano la situazione. Adesso si tende a cercare le “balance-policies”, le politiche equilibrate, ma chi può dire con esattezza qual è una politica equilibrata? Nella Repubblica Ceca per esempio, dove abbiamo attuato politiche ragionevolmente aperte e liberali, abbiamo ridotto di moltissimo il tasso d’infezione da HIV. Ma è questa la politica più equilibrata possibile?
Un altro punto da non sottovalutare, in tempi d’austerità, sono i tagli e le scarse risorse destinate a programmi di riduzione del danno in tutta l’UE. Sebbene tali programmi si siano dimostrati efficaci ed affidabili, sono tra i primi a subire tagli in favore di un ritorno all’approccio della via giudiziaria. Per questo è necessario standardizzare le politiche di riduzione del danno a livello europeo.
Pem ha anche detto di aver partecipato al meeting dei sindaci e dei rappresentanti delle regioni di tutta Europa e di aver impiegato oltre due anni per riuscire a inserire nell’agenda del meeting un piccolo punto che mettesse in evidenza la necessità di esaminare anche le politiche sulla droga. Il suo consiglio è stato dunque quello di agire a livello locale e di base.
Kazatchkine ha aggiunto due cose interessanti. La prima è che le politiche della droga sono spesso contrastanti tra loro. Gli USA per esempio sono i primi investitori in Iran per politiche di riduzione del danno, per poi attuare la guerra alla droga in Messico e non solo. La seconda è che in un suo recente viaggio in Mali, si è recato a Tombuctu e là ha potuto riscontrare in prima persona come quell’area dell’Africa sia sempre più crocevia del traffico internazionale di droga. A dimostrazione di ciò, l’aver trovato in quella zona sperduta le ultime droghe in giro nel mercato nero, droghe che ovviamente due anni fa, in occasione della sua ultima visita, non c’erano.
L’unica voce dissonante è arrivata proprio da un medico portoghese, Pinto Coelho, che ha criticato l’approccio sanitario adottato dal suo paese. Nella fase iniziale, si ha a che fare con dei criminali, non con dei pazienti. In Portogallo, secondo lui, si è arrivati quasi ad incentivare l’uso di droga, con le cliniche che forniscono siringhe e sostanze da iniettare a chi ne abbisogna. Al tossico viene fornita una quantità della durata di circa 10 giorni. Il tutto per 7,50€ a dose che sborsa il contribuente portoghese. L’idea per cui “come ad un diabetico si dà l’insulina, al tossicodipendente si dà l’eroina” è per lui insostenibile. Il punto è che si deve trovare una definizione precisa di “trattamento” e deve esser chiaro che l’obiettivo finale deve essere una vita libera dalla droga. Nel suo intervento però non ha mai nominato le cifre fornite dal governo che dimostrano una riduzione della mortalità e della diffusione di malattie come l’AIDS.
Nel mio intervento ho parlato di Demba Traoré a Kazatchkine che aveva raccontato la sua visita nel Mali settentionale e ho poi presentato una delle cinque petizioni europee su libertà di ricerca scientifica elaborate dall’Associazione Coscioni e la cui raccolta firme dovrebbe iniziare nelle prossime settimane/mesi. La proposta, avanzata con la European Citizens Initiative di cui si è interessato molto Claudio Radaelli, tra l’altro prevede di:
  • Valutare e promuovere un approccio scientifico sulla salute pubblica nell'affrontare i danni individuali e collettivi derivanti dal consumo di droghe illecite;
  • Depenalizzare il consumo di droga, estendere le opzioni di trattamento della dipendenza basati sui fatti e abolire icentri di trattamento della dipendenza che violano la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Mi è sembrato che i tre relatori, in particolare Trace e Bem abbiano reagito con molto interesse all’idea di coinvolgere l’UE partendo dal basso. Trace, che già conosce il Partito Radicale, ha chiesto di rimanere in contatto e di approfondire la fattibilità della raccolta di firme e ha sottolineato che è necessario contrastare in qualche modo l’attuale mancanza di leadership e di visione dell’UE in materia di droga.
Sia la Commissione che la DG Giustizia, nell’interlocuzione tentata dalla GC, hanno fatto capire chiaramente che preferiscono che siano gli stati membri ad agire. Senza farsi scoraggiare, Trace ha anche suggerito di continuare a fare pressione sulla commissione libertà pubbliche, e su quella della sanità del Parlamento europeo per trovare altri spiragli d’iniziativa.
 

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